LA SCELTA DEL SUD
STAMPE VINTAGE ANNI ‘70
27 11 2010 > 29 01 2011
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La scelta del sud
Attraverso la “scelta del sud” la lezione razionalista assimilata a Venezia da Mario Cresci negli anni della sua formazione all’Istituto di Design, si misura con una cultura materiale dalle profonde radici storiche. La serie dei “movimenti” nasce a Tricarico nel 1966 con le prime fotografie realizzate negli interni di case. “Volevo invertire l’ordine di lettura dei rapporti tra le persone e gli oggetti dando una forte persistenza visiva a questi ultimi, scrive Mario Cresci. I lunghi tempi di posa della macchina fotografica sul cavalletto mi consentivano di fotografare con poca luce situazioni miste, nella quali si trovavano persone e cose in ambienti chiusi, in cui esisteva quasi sempre un rapporto dinamico tra esse. La serie dei “movimenti” venne ripresa nel 1978 a Barbarano Romano, un paese del Lazio di origine etrusca dove riscontrammo non pochi elementi in comune con le tradizioni e le culture dei paesi del Mezzogiorno.”
Come scrive Carlo Bertelli ne Il tempo fotografico: “le teste di Cresci scompaiono per lasciare intatta la visione del mondo che lo circonda. Non scompaiono le persone, chiuse nei loro abiti; soltanto i volti, come se questi, nella oggettivazione fotografica, potessero turbare la ricognizione commossa del loro dintorno. In questo andare aldilà delle volontà individuali Cresci compie una ricognizione antropologica con caratteri inediti.” Nell’estate del 1972, a Tricarico e a Oliveto Lucano, Cresci decide di riprendere dei nuclei familiari all’interno delle loro abitazioni. La serie di fotografie “Ritratti in tempo reale” fu così intitolata su suggerimento del gallerista Luciano Inga Pin che le aveva inserite nella mostra milanese “Campo Dieci”. “Il concetto di base che presiedeva a tutte le riprese fotografiche, scrive Mario, era quello di una ricognizione all’interno della memoria, rappresentata dalle vecchie fotografie di famiglia esposte alle pareti delle case.” Quelle immagini che Ando Gilardi definì “un super ritratto collettivo” non erano molto distanti dalle analisi semiologiche iniziate a Venezia prima delle “Verifiche” di Ugo Mulas del 1972. “A Tricarico, racconta Mario Cresci, i tempi lunghi vivono nella loro ossessiva ripetizione, al punto tale che sembrerebbe possibile rifare le stesse riprese, con le stesse cose, la stessa luce e gli stessi volti, il giorno dopo…In definitiva, ammiro Bresson, ma comincio ad amare Atget.”
(cit. da Mario Cresci Matera Luoghi d’affezione ed. Vanni Scheiwiller, Milano 1992)
Mariagrazia Dilemmi
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